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Memoria di P. Slavko Barbaric 18° anniversario della morte (11.03.1946 – 24.11.2000.). Lunedì 26 novembre alle ore 19:30, presso la Chiesa Santa Maria Immacolata alle Saline, in Via la Palma angolo Via Tramontana a Cagliari, si terrà l’incontro di preghiera in ricordo e riconoscenza della testimonianza e dell’opera di Padre Slavko, servitore fedele della Regina della Pace.
Meditazione di padre Slavko Barbaric sul messaggio del 25.06.1988 della Regina della Pace.
Maria, in ciascuno di essi, dice: “Grazie di aver risposto alla mia chiamata”. Per noi è una sorpresa, ci chiediamo: chi deve ringraziare? Chi di noi ha veramente accettato e vissuto così bene il messaggio, tanto da dover essere ringraziato dalla Madonna? Maria vede il buono e il positivo, anche se è poco, e ringrazia.
Questo dovrebbe essere uno spunto di riflessione per noi. A casa, se ci ringraziassimo a vicenda per ogni bene, avremmo la pace. Se non vediamo il bene, se mettiamo in evidenza solo i lati negativi per criticare o sparlare, saremo sempre in lite e in conflitto, e non avremo mai la gioia, né fra noi né fra noi e Dio.
Se non riteniamo di avere motivo per ringraziare Dio, come possiamo dire di avere fede? Dio ha creato tutto. Ci ha dato tutto ciò che abbiamo, solo l’orgoglio e la superbia possono renderci ciechi di fronte a tali doni. Se non troviamo alcun motivo per ringraziare, non possiamo neanche pregare, perdiamo la fede e la fiducia in Dio. Quando le cose si mettono male per noi, ci lamentiamo subito, dicendo: “Perché proprio a me?”, mentre nei momenti più fortunati ci dimentichiamo spesso di ringraziare. Siamo chiamati a essere sempre grati a Dio, e questo atteggiamento di umiltà ci porterà a ringraziarLo in ogni situazione. Dove cessa la gratitudine, subentra il peccato. Se non siamo riconoscenti, vuol dire che non vediamo il bene e siamo aperti ai conflitti e al peccato. Interessarsi solo degli aspetti negativi, parlare solo delle cose che vanno male può essere un grande pericolo, anche sul piano dell’educazione. Tutti abbiamo una deformazione professionale e tendiamo a comportarci come un insegnante che assegna i compiti ai suoi alunni. Quando vediamo un errore, lo sottolineiamo con il rosso, in modo che venga notato.
Questo comportamento può essere giusto a scuola, ma se nella vita non vediamo altro che gli aspetti negativi, la pace non sarà possibile e le persone, specie i bambini, non si svilupperanno in modo adeguato. Solo chi vede il bene, ringrazia e ne parla può essere un buon educatore. Chi non fa altro che criticare perde autorità nei confronti dei ragazzi e a scuola. Ritengo valga lo stesso per i preti e i loro discorsi. Se un sacerdote non fa che criticare non evidenziando mai i lati positivi della sua parrocchia, perderà tutta l’autorità. La sofferenza e la croce che portiamo possono impedirci di ringraziare, tanto che dal cuore ci sorge un interrogativo: come faccio a ringraziare Dio per la mia sofferenza e la mia croce? Cosa dovrei fare? La risposta posso trovarla solo nella fede, davanti alla croce di Gesù. Quante volte ci dimentichiamo di ringraziare Gesù per quello che ha sofferto per noi, e di lodare la Sua croce perché con essa ha redento il mondo? Noi crediamo che anche la nostra sofferenza possa essere trasformata in bene, a prescindere se a procurarcela siano gli altri, con i loro peccati, o noi stessi, con i nostri. San Paolo non ha detto forse che per chi crede tutto volgerà in bene? Io ritengo che la prova più grande nella fede, nel rapporto con noi stessi, con Dio e gli altri consista nel credere che tutta la nostra sofferenza personale si trasformerà in bene, e nel lasciare i tempi e i modi a Dio. Chi ringrazia anche per la propria sofferenza e la propria croce si libera dall’ira, dalla mancanza di fiducia, dalla paura e dalla depressione. Avrà sempre la gioia e la speranza.
Ringraziare è l’espressione più profonda e il frutto più bello della fede. Maria è una serva riconoscente del Signore. Osserviamo brevemente il modo in cui prega: la sua anima loda la grandezza del Signore, poiché il Signore ha guardato l’umiltà della Sua serva. Ringrazia per la storia del popolo, per tutto ciò che il Signore ha fatto per i loro padri. Vede che Dio ha innalzato i piccoli, gli umili e i poveri, e che i grandi e i superbi non sono stimati da Lui, fin quando continueranno ad essere altezzosi e orgogliosi. Maria ringrazia.
Vede nella storia d’Israele la guida di Dio, e lo vede nella sua stessa vita. È questo ciò di cui abbiamo bisogno. Un giorno ho parlato con una veggente delle sue esperienze con il paradiso, il purgatorio e l’inferno. A proposito del paradiso, mi ha dato una risposta che mi è piaciuta molto: “In Paradiso non finiremo mai di ringraziare, quando sapremo quello che Dio ha fatto per noi, e che non abbiamo visto qui sulla terra. Ci servirà tutta l’eternità per ringraziare”.
Questo è un grande compito per noi, in questo diciottesimo anniversario delle apparizioni. Dobbiamo imparare a essere grati: anzitutto aprire gli occhi al positivo e al bene che c’è in noi, ringraziare di questo e, in tale gratitudine, sperimentare gioia e pace, proteggerci dalle negatività, scoprire negli altri soprattutto i lati buoni e positivi e metterli in luce. Solo in questo modo avremo la forza e il coraggio per affrontare gli aspetti negativi in noi e negli altri, e per ringraziare Dio sia del Suo grande amore e sguardo paterno che del grande dono che ci ha fatto in questo tempo. Pensiamo all’ episodio evangelico della guarigione dei dieci lebbrosi: solo uno torna a ringraziare Gesù, gli altri non hanno tempo. Uno su dieci, troppo poco. Quando ci chiediamo se siamo grati, ci comportiamo più o meno come quei lebbrosi. Siamo nella scuola di Maria, dunque non possiamo rimanere gli stessi.
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