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Com’è iniziato il risveglio della fede in San Gavino e la sua definitiva conversione mentre vegliava sui prigionieri Proto e Gianuario? Quali dubbi si sono insinuati nella mente del legionario che si è poi sacrificato per la fede Cristiana? Abbiamo provato ad immaginarli con l’intento di narrare la bellissima storia dei santi turritani la cui Festha Manna ricorre a Porto Torres (SS) il primo lunedì dopo Pentecoste.

Una fede risoluta

Accusati di predicare la fede cristiana nonostante l’editto imperiale di Diocleziano e Massimiano, il presbitero Proto ed il diacono Gianuario furono portati al cospetto del governatore della provincia romana di Sardegna e Corsica, tale Barbaro.

Dopo diversi vani tentativi del magistrato di indebolire la loro fede, i due vennero affidati al soldato romano Gavino il quale ebbe così il suo primo incontro con la risolutezza cristiana.

La pallida dea misura le linee di quelle bieche figure che, sprezzanti del regio ordine, avanzano salmeggiando nelle tenebre. Nessuna fame li chiama, nessuna ferita li piega! Quale fuoco governa tanto ardore da costringermi a codesto miserabile obbligo?

Proto e Gianuario, sebbene da tempo imprigionati, privati del cibo e sottoposti a tortura, continuano a celebrare il Signore intonando canti e preghiere. Gavino, mentre, al chiaro di luna, li scorta alle prigioni, osserva incredulo la caparbietà con la quale i due sfidano l’alto volere romano da lui sempre temuto e mai contestato.

Non riversano fiumi di paura, come tanti miserabili prima di loro, ma li pervade intrepida gioia mentre evocano il suo nome. Per quale divinità sono tanto audaci da abbandonarsi all’oblio dell’inesorabile Plutone? Mai legionario, in grazia di Marte, fu così vigoroso davanti all’eterno sonno!

Tante volte Gavino aveva udito racconti su quella fede che, originata ai confini dell’Impero, era giunta a Roma avvelenando con le sue menzogne e dunque condannando alla rovina, tanta plebe, diverse famiglie patrizie e perfino alcuni compagni d’arma.

Mai, prima di allora, aveva avuto modo di incontrarla e sopratutto di sperimentare una forza tanto grande da superare quella a lui più vicina, quella del soldato romano. Il coraggio con il quale Proto e Gianuario affrontano la durezza delle carceri e la fine certa, lo turbano: tante divinità hanno accompagnato la sua vita di legionario ma mai nessuna gli ha concesso un dono così grande e unico.

Chi è costui che cantano essere il creatore di ogni cosa? Se è così potente perché non libera le loro pertinaci membra invece di affidarle a questo implacabile carceriere? Ascolta, tu che vieni invocato, i salmi di questi poveri stolti sfregiati di rosso e gravi di crudo metallo, sono pronti all’Averno per la tua gloria!

Il legionario inizia a interrogarsi sull’esistenza del Dio che Proto e Gianuario celebrano come creatore del cielo e della terra. Rispetta il valore dei due prigionieri, accostandolo a quello del nemico che sceglie di morire sul campo di battaglia piuttosto che arrendersi e dunque l’obbligo imposto dal sommo magistrato inizia a pesargli. Perché eliminare delle anime così valorose ed intrepide? Si ritrova quindi ad implorare lui stesso quella divinità sconosciuta che sembra indifferente alla sorte dei suoi poveri seguaci.

L’illuminazione

O glorioso soldato, perché interroghi noi su di Lui? La sua potenza, grandezza e gloria nessun uomo né angelo potrà mai narrarla a sufficienza. Egli è onnipotentissimo e invisibile; è creatore di tutte le cose che sono in cielo e in terra, ed è giusto. È per amore di Lui che noi patiamo questi tormenti.

Seconda Passio – XIII secolo

Gavino, oramai travolto dal turbinio di pensieri su quella fede sconosciuta, si rivolge direttamente a coloro che l’impero perseguita come peccatori per conoscere la ragione dietro quella determinazione e quella temerarietà.

Non le immense distese fiorite dell’Eliseo, non la gloria eterna tra gli dei e gli uomini, ma l’inesorabile consapevolezza della pochezza umana davanti al Dio creatore di tutte le cose, il quale chiede ai suoi figli di sacrificare tutto ciò che possiedono, persino il bene più prezioso (la vita), per la sua gloria ed il suo dominio nei secoli.

Nelle tenebre questo fulgido gladio si è spento correndo l’inganno dell’immortalità e l’ipocrisia delle quieti isole colme di fiori. Oggi questa vile lama si spezza e si prostra alla luce del risveglio.

Gavino, finalmente pervaso dallo Spirito Santo, libera Proto e Gianuario implorandoli di pregare per la sua anima persa. Il giorno seguente, su ordine del potente Barbaro, viene decapitato vicino al mare ed il suo corpo gettato dalle rupi affinché nessun cristiano possa venerarlo come santo.

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